LA CASTA SACERDOTALE NELL’ANTICO EGITTO

Stele raffigurante l’offerta d’incenso di un sacerdote al dio Ra-Harakhty-Atum

Nell’antico Egitto la casta dei sacerdoti era molto ricca e influente. In una società a struttura piramidale, in cui il faraone era considerato una divinità, i sacerdoti si collocano al secondo posto, subito dopo il faraone stesso. Questa posizione rende l’idea del loro potere. I sacerdoti erano numerosi e organizzati secondo una struttura gerarchica; ad essi competeva l’amministrazione delle funzioni sacre e dei riti dovuti agli dei, seguendo le modalità tradizionali ele date fissate dal calendario liturgico: solo in questo modo le divinità avrebbero dispensato la propria benevolenza ed esercitato la loro protezione sul paese.

II sacerdote egizio doveva attenersi a precise regole di comportamento: venivano circoncisi, normalmente da bambini; si rasavano in tutto il corpo e non potevano assumere determinati alimenti come le verdure di colore verde e i pesci d’acqua salata; pur potendo prendere moglie, era loro imposta l’astensione dai rapporti sessuali in determinati periodi; loro segno distintivo era la pelle di pantera di cui si coprivano (come si può osservare nelle decorazioni di alcune tombe regali, ad esempio in quella della regina Nefertari).

Un sacerdote della antica religione egizia, da una pittura tebana del Nuovo Regno

I sacerdoti espletavano le loro funzioni nel tempio, luogo preposto non solo al culto, ma centro amministrativo, economico e culturale. Essi soltanto erano, inoltre, autorizzati ad accedere alla parte più interna del tempio, il sacello nel quale era custodito il simulacro del dio. L’accesso quotidiano era preceduto da riti preparatori di purificazione: il sacerdote eseguiva abluzioni in una grande vasca e si copriva di una tunica bianca di lino, poi rompeva i sigilli che serrano la porta della cella seguito dal corteo degli officiami, procedendo al lavaggio della statua alla quale si offrivano doni alimentari utili alla sua vita ultraterrena. Questo rito veniva celebrato ogni giorno in tre momenti diversi della giornata.

Altri riti svolgevano poi i sacerdoti in ricorrenza delle feste indicate dal calendario religioso, come il trasporto della statua del dio su barche solari per l’adorazione dei fedeli, o la processione annuale a Tebe per la festa di Opet.

Un importante documento databile tra il 1500 e il 1400 a.C., il papiro di Ebers (chiamato così dal nome dello studioso che lo rinvenne intorno alla fine dell’Ottocento), testimonia la pratica della medicina presso i sacerdoti egizi. Essi, infatti, rivestivano anche il ruolo di medici ed esorcisti: ritenevano il cuore il centro principale della vita,

la parte più nobile del corpo umano, e pensavano che nelle vene scorressero, oltre al sangue, anche gli altri umori corporei e l’aria. Un altro documento, il papiro di Smith, risalente al XVII secolo a.C., è il più antico testo di contenuto medico relativo ai traumi e illustra diagnosi e terapie. La medicina egizia era specializzata in diverse materie e dunque tra i sacerdoti erano divise le specialità, un dato confermato dallo storico greco Erodoto che parla di differenti capacità e competenze dei medici egizi.

Il ruolo di rilievo che i sacerdoti egizi avevano in ambiti così delicati e importanti della vita sociale (religione, cultura, economia e medicina) rese notevole il loro potere, al punto da condizionare e alle volte minacciare il potere faraonico.

 

Da STORIA DELLE RELIGIONI, La biblioteca di Repubblica

FOTO: Rete

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