MEDIOEVO – La donna? Moglie, madre, ma soprattutto serva

Incontro amoroso mentre la donna sta al telaio (1340 circa).

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Cavalieri, chierici e contadini. Nella società del Medioevo, rigidamente tripartita, non c’era posto per le donne. Prive di personalità giuridica, passavano nel corso della vita dalla tutela del padre, o del fratello, a quella del marito. Impegnate a gestire la casa, a educare i figli e, non di rado, a lavorare come artigiane e contadine, le donne erano tuttavia completamente sottomesse.

Gli uomini dovevano “tenerle a bada” per evitare che loro, strumenti del demonio, li conducessero alla perdizione.

A partire dal Trecento, i mariti troppo miti venivano derisi in pubblico e costretti ad attraversare il villaggio cavalcando un asino alla rovescia e tenendo in mano la sua coda.

Donne al lavoro dentro casa. Immagine tratta dai Tacuina sanitatis (XIV secolo).

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Compravendita.

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Nel migliore dei casi, fra le famiglie più agiate, la donna era merce di scambio. Il matrimonio serviva infatti per pacificare le case rivali (come accadde nel 1288 a Firenze, fra i Cerchi e gli Adimari) o per acquisire potere. Inoltre, se nell’Alto Medioevo era la famiglia dello sposo a “risarcire” quella della sposa con beni e ricchezze, l’usanza si capovolse a partire dal XII secolo.

Più colte.

Spesso di rango superiore al marito e, sovente, più colte (l’analfabetismo era più diffuso tra i maschi), le spose, col matrimonio, perdevano il diritto di disporre dei beni che portavano in dote. Il loro unico compito era fornire eredi, per assicurare la continuità del lignaggio.

Da FOCUS STORIA, inverno 2004

Foto: RETE

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