I Romani veneravano la luna di marzo col nome di Anna Perenna

Mosaico romano del III secolo d.C., da Augusta Traiana, l’odierna Stara Zagora, in Bulgaria

I Romani veneravano la luna anche con il nome di Anna Perenna, che festeggiavano alle Idi di marzo [15 marzo] in un boschetto situato al primo miglio della via Flaminia, nei pressi del ponte Milvio.

Ovidio narra nei Fasti che al mattino, dopo il sacrificio rituale, ci si avviava in quel luogo, dove ci si accampava sull’erba verde, già coperta di margheritine, e si costruivano rustiche capannucce con fronde e rami. «Li scalda il sole e il vino» cantava «e ognuno si augura tanti anni quanti bicchieri trinca, e li conta bevendo … Cantano anche canzoni imparate a teatro, gesticolano e recitano come attori. E deposto il bicchiere, intrecciano rustiche danze, e l’azzimata amica balla con la chioma scomposta. Al ritorno barcollano, spettacolo per il volgo, e la gente che li incontra non può fare a meno di esclamare: come sono felici!»

La festa in onore di Anna Perenna aveva lo scopo di propiziarsi la dea «per poter passare felicemente da un anno all’altro [annare] e compiere bene tutto l’anno [perannareque commode]».Per questo motivo Ovidio suggeriva che Anna Perenna fosse «la luna che l’anno completa con i mesi»: immagine della Grande Madre che nella sua ciclica rivoluzione «abbracciava» amorevolmente le creature terrestri e le nutriva. D’altronde, se è vero che Anna, derivando dal verbo annare, ovvero «passare da un anno all’altro», è la personificazione femminile dell’anno, in un’altra lingua indoeuropea, il sanscrito, lo stesso nome indica l’essenza vitale del cosmo, analoga alle acque che a loro volta sono apparentate alla luna: di anna, dicono gli induisti, ogni vita in terra è materiata e sostenuta e da essa assorbita. A sua volta la dea Annapurna è la luce che sazia ogni essere.

Su Anna Perenna fiorirono poi varie leggende dove appariva di volta in volta o come una vecchia rugosa e benefica oppure come una ninfa. Quelle sue immagini che parrebbero contraddittorie simboleggiano in realtà la Luna Madre Natura nei due volti di giovinetta, quando è preposta all’inizio dell’anno, e di Befana, di vecchierella, quando lo conclude.

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Da “Lunario”, di A. Cattabiani – Mondadori

Foto: Rete

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