Pantheon egizio: PTAH

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COME DAL CUORE E DALLA BOCCA DI PTAH NACQUERO GLI DEI E IL MONDO

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Menfi, oggi Mithahina, è il centro politico-religioso di maggior prestigio dell’Antico Regno e come tale sede della residenza reale e di importanti edifici del culto.

Oltre che come centro amministrativo, la città è nota come crocevia di commerci, il suo porto è in diretto contatto con i principali scali del Mediterraneo, la mescolanza delle razze, il cosmopolitismo, caratterizzano la sua popolazione.

 A testimoniare le ragguardevoli dimensioni dell’abitato è la fascia di territorio, estesa in lunghezza più di trenta chilometri, occupata dalla sua necropoli. I nomi attribuiti dagli Egizi alle sezioni in cui questa era suddivisa sono diversi. Uno di questi è Mennefer, il nome del settore dedicato alla sepoltura del faraone Pepi I, poi adottato per indicare la città nel suo insieme.

Fino a oggi si conosce solo una piccola parte di Menfi; il resto molto probabilmente deve essere ricercato a est della necropoli, dove gli scavi archeologici sono tuttora in corso.

Sembra credibile supporre che la scelta del luogo per la costruzione della città sia dovuta a ragioni di ordine strategico, oltre che commerciale. Menfi si trova infatti nella zona culmine del delta, importantissima perché centro di raccolta delle derrate agricole provenienti da tutto il Paese e primo baluardo difensivo in caso di un attacco dal mare.

Agli occhi degli stranieri, Menfi rappresenta l’intero Egitto. A questo proposito, alcuni sottolineano come dall’etimologia di uno dei templi menfiti dedicati al culto di Ptah sia derivato il nome Aigypos, per noi Egitto. Non ci sono poi dubbi sul fatto che la parola ‘copto’ derivi dall’unione di ka, anima, e Ptah, il dio creatore.

Menfi dista solo venticinque miglia da Eliopoli: dare vita a un mito della creazione suo proprio significa per la città tentare di assicurarsi il primato sulla rivale. La Pietra di Shabaka, che ci presenta le gesta di Ptah «il cui potere è maggiore di quello degli dei», testimonia il buon esito del progetto.

I sacerdoti menfiti, il cui obiettivo non è rinnegare le altre cosmologie, ma conquistarle, inglobarle in un sistema più elevato, producono una sintesi della creazione tanto più nuova quanto più rappresenta il primo serio tentativo di formulare una spiegazione delle origini che potremmo definire ‘spirituale’. Ma diamo voce al racconto.

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Dal caos, la già nota Nun, nasce l’idea di Atum-Ra, il creatore, e prende corpo nel cuore divino identificato in Ptah. In un secondo tempo l’idea viene espressa dalla sua bocca, ancora Ptah. Ecco realizzate le condizioni per la creazione del… primo creatore. «Ptah, il grande, è il cuore e la lingua dell’Enneade degli dei, lui creò gli dei, nacque nel cuore e nacque sulla lingua qualcosa nella forma di Atum.» «Grande e possente è Ptah che ha trasmesso il potere a tutti gli dei così come pure ai loro spiriti, attraverso questa attività del cuore e questa attività della lingua.»

Se le altre cosmologie partono dalla combinazione di elementi fisici, qui succede qualcosa di diverso: un pensiero si fa strada nel cuore del dio che, dandogli voce, gli da modo di esistere. L’aggancio con il Vangelo è parso agli storici a questo punto evidente, sono le stesse parole dell’evangelista Giovanni a suggerirlo: «In principio era il Verbo, e il Verbo era in Dio, e il Verbo era Dio». Se l’unione di pensiero e parola fosse ciò che i Greci chiamano Logos,la coincidenza sarebbe certo sorprendente.

Il processo creativo non si arresta a questa fase; Ptah è «presente nel cuore e nelle bocche di tutti gli dei, di tutte le persone, di tutto il bestiame e di tutti gli esseri striscianti che vivono», egli dunque continua a creare là dove al suo cuore e alla sua bocca sia data possibilità di operare. Se «l’Enneade di Atum nacque dal suo seme per opera delle sue dita, quanto all’Enneade di Ptah furono i denti e le labbra della sua bocca che pronunciarono il nome di ogni cosa, e così nacquero Shu e Tefnut». Prendono forma gli dei, sono tracciati i destini dell’umanità che il dio provvede a fornire di mezzi di sostentamento, viene definita una linea di demarcazione fra il giusto e l’ingiusto, si definiscono le arti e i mestieri, vengono fondate le città e dotati i loro governanti degli strumenti del comando. «Così Ptah fu soddisfatto dopo aver creato ogni cosa.» Se si traducesse quel ‘fu soddisfatto’ con un più generico ‘riposò’ il riferimento ai libro del Genesi suonerebbe quasi scontato.

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Da “Miti dell’antico Egitto”, Antonella Grignola – Demetra

Foto: Rete

Ptah, il creatore del mondo. Affresco proveniente dalla tomba di Nefertari. XIII secolo a.C. Valle delle Regine, Egitto

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Ptaḥ (“creatore”) (o Tanen, Ta-tenen, Tathenen, Peteḥ, Phtha, nell’Aida di Verdi: Fthà) è una divinità egizia appartenente alla religione dell’antico Egitto, dio creatore, demiurgo della città di Menfi, patrono degli artigiani e degli architetti nonché dio del sapere e della conoscenza. Lui stesso fu ingegnere, muratore, fabbro, artista.

Api era il suo oracolo. Fu connesso con le divinità Sokar e Osiride, che insieme costituirono Ptah-Seker-Osiride. Come Tanen, Ptaḥ era conosciuto come divinità ctonia.

Fu sposato con Sekhmet o (secondo poche fonti) Bastet. Fra i suoi figli: Nefertum, Mihos e Imhotep.

Nell’iconografia è raffigurato come un uomo mummificato con barba, che tiene fra le mani uno scettro composito con l’ankh (simbolo della vita), l’uas come bastone del potere, e il djed (simbolo della stabilità). Spesso ha sul capo una calotta di pelle.

Da alcune fonti viene considerato il solo creatore non creato dell’intero universo, ed è anche ritenuto, a volte, una personificazione della materia primordiale (Ta-tenen). Ad un certo punto della storia egizia infatti si inizierà ad assimilare queste due divinità in un’unica entità, Ptaḥ-Tatenen, secondo un processo non dissimile a quello accaduto all’assai più noto Amon-Ra.

L’importanza del ruolo di Ptaḥ nella mitologia egiziana è testimoniata dall’etimologia del termine “Egitto”, una corruzione greca del lemma Hut-ka-Ptaḥ (ḥwt-k3-ptḥ, “Casa dello spirito di Ptaḥ”), dal complesso monumentale della divinità a Menfi.

Da wikipedia.org

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