Era il 21 maggio 1498…

Vasco da Gama

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…e Vasco da Gama arrivava a Calicut.

Dopo il 1370, in seguito ai disordini che interruppero e resero insicura la via terrestre per l’Asia orientale, nessun europeo fu più in grado di raggiungere la Cina. Qualche mercante italiano che conosceva l’arabo riuscì tuttavia ad aggregarsi di nascosto a carovane in partenza dal Cairo e da Damasco e dirette al golfo Persico, dove ci si poteva imbarcare per l’India.

Ma fu solo il compimento dell’impresa di Vasco da Gama a segnare realmente l’inizio di una nuova epoca. L’anonimo autore del resoconto di questo viaggio riferisce che il 21 maggio 1498 le navi portoghesi gettarono le ancore vicino a Calicut. Un marinaio fu mandato a terra e il suo primo incontro fu con due musulmani. Erano due “mori” di Tunisia e con sua grande sorpresa il portoghese si accorse che erano in grado di capirlo e sapevano rispondergli parlando in castigliano (e anche in genovese). «Che il diavolo ti porti!», esclamò altrettanto sorpreso uno dei due mori e chiese: «Cosa vi ha fatto venire fin qui? Che siete venuti a cercare così lontano?» E il marinaio rispose: «Cristiani e spezie», unendo in maniera del tutto naturale motivazioni religiose ed economiche.

Mentre la seconda parte di questa risposta non ha bisogno di commenti, la prima richiede qualche spiegazione in più. Dalla metà del XII secolo si era insistentemente aggirata per l’Europa una leggenda: da qualche parte in Asia esisteva un grande regno cristiano; il suo sovrano, al quale erano attribuite enormi ricchezze, sarebbe potuto diventare un alleato decisivo nella lotta contro gli “infedeli”, attaccando alle spalle gli stati islamici. L’India restava però legata anche a un’altra diffusa leggenda: sin dal I secolo uno degli apostoli di Gesù, san Tommaso, aveva evangelizzato l’India.

Caracca di Pieter Bruegel (particolare)

La scoperta dell’India pagana

Così Vasco da Gama e i suoi uomini cominciarono il loro soggiorno nel Malabar convinti che la maggioranza della popolazione fosse cristiana. All’interno di un tempio indù credettero di riconoscere il rito dell’acqua benedetta e statue della Madonna e dei santi. Ma quelle statue dalle molte braccia apparvero presto assai strane e fra i portoghesi si affacciò l’idea che quei “cristiani” dovessero essere eretici.

Infine, si capì che i cristiani erano anche più rari dei musulmani e che gli indiani erano pagani, come confermava, a loro modo divedere, il comportamento sessuale un po’ troppo libero delle loro donne.

Mercanti poco interessati alle merci portoghesi

Quanto agli scopi economici del  viaggio, le prospettive sembravano assai migliori. «Buena ventura!» (buona fortuna), avevano augurato i due mori tunisini, aggiungendo che dovevano ringraziare Dio per averli portati in una terra dove c’erano rubini, smeraldi e ricchezze di ogni genere. Ma queste ricchezze andavano comprate o scambiate con altre merci e quelle che i portoghesi avevano portato con sé (tessuti di lana e barre di stagno) apparvero poco interessanti ai mercanti indiani. Già lo stesso sovrano di Calicut aveva giudicato indegni di lui i doni che Vasco da Gama gli aveva presentato. I nuovi venuti dovettero apparire alla gente di Calicut come dei miserabili e forse dei pirati. Non c’era ragione di preferirli ai tradizionali clienti arabi.

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Da “La conoscenza storica” 1,  di A. De Bernardi e S. Guarracino – Bruno Mondadori

Foto: Rete

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