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Nelle notti di plenilunio, sulla superficie lunare, si può scorgere la sagoma d’un ragazzo che suona la zampogna ed è finito lassù per una sua improvvisa, accecante passione.
Egli si fece una zampogna, e quando cominciò a suonarla, ne rimase come stregato e ogni santo giorno, dalle prime luci dell’alba fin a notte, non faceva altro che suonare, suonare, solo suonare.
E a niente valevano gli strepiti della madre, a cui non reggeva la testa ad averlo sempre nelle orecchie e che lo vedeva trascurare ogn’altra faccenda per soffiare nella zampogna; finché alla povera donna, ormai sull’orlo dell’esaurimento, non scappò di gridargli:
«Che tu ti possa perdere e ritrovare sulla luna».
Quello stesso giorno il ragazzo portò le pecore a pascolare, e mentre le menava avanti era così preso dal suonare la zampogna che sulle pendici della montagna, da lui pure conosciuta come le sue tasche, effettivamente si perse, e, sempre camminando e suonando, suonando e camminando, sconfinò sulla Cima dell’Infinito e anche oltre, fino a ritrovarsi per davvero sulla luna, dove, sempre più dimentico di sé continuò tranquillamente a cavar suoni dalla zampogna.
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Da “GUIDA ALLA CALABRIA MISTERIOSA”, di Giulio Palange – Rubbettino
Foto: Rete