Le origini e il viaggio


Esiste un tempo della vita in cui ritieni che tutto cominci e finisca negli spazi del presunto e idealizzato verde familiare in cui il caso ti ha fatto confluire. Quella dimensione diviene area protetta, rifugio, nido di lenti adagi e fughe dalle delusioni della vita reale, quando incominci a sperimentare un’esistenza possibile anche al di fuori del ruolo familiare. Potere contare su qualcosa che è lì a darti garanzia del ritrovamento di pezzi di te andati in frantumi dopo il litigio o le dure parole del migliore amico diviene sintesi alta della necessità di sopravvivenza.

L’idillio si rompe nell’istante del timoroso ingresso nella vita adulta in cui il sogno si frantuma di fronte all’evidenza di uno spazio solo sognato. E non solo perché gli occhi si aprono a una visione di coloro che hanno contribuito a portarci qui che accoglie la possibilità di errori, di difetti, di limiti, di carenze, ma anche perché fai i conti con l’abnormità di esigenze del cui soddisfacimento avevi incaricato un nucleo di affetti esistenti solo o prevalentemente sulla carta.

Lo spazio idilliaco era lo specchio delle tue necessità, sostenuto da una struttura di appoggio inesistente se non nella tua fantasia di bimbo.

Fai i conti col tuo bisogno di calore, di affetto, nella realtà manifestato male o, più semplicemente, manifestato in forme che non avresti voluto, che non sentivi tue, e parti verso il mondo, scoprendo un diritto a esistere, ad essere, indipendentemente dal volere e dai progetti delle travagliate origini. Lì, quando manca la disponibilità a lasciare andare dall’altra parte, scatta la rottura, il rischio di separazioni forti, la paura di lasciare il conosciuto verso rotte più rischiose, ma più nostre.

Un padre ti giudica pesantemente, una madre ti trova deludente, un fratello fatica a riconoscerti e tu provi a chiederti chi tu sia e, mentre lo fai, esplori, conosci altra gente e un altro modo di volere bene, di esternare la tua emotività, di congiungerti con il mondo per scambiare, confrontarti e provare ad essere felice.

Sperimenti un amore nuovo, libero dalla schiavitù dell’egoismo di chi manipola la tua identità in funzione di un proprio bisogno, e comprendi quanto amare sia indice di libertà ampia e di vissuto scevro da ogni forma di condizionamenti. Riscopri passioni sopite in vista del ruolo familiare ricoperto per anni e realizzi che il diritto a essere felici passa per se stessi, per la fatica di sapere che qualche pezzo andrà irrimediabilmente perduto nei limiti in cui non c’è spazio, alle origini, per il tuo intimo volere.

E nel viaggio trovi la passione del fare qualcosa che hai sempre fortemente voluto e mai confessato prima, trovi la condivisione di passioni e sentire con donne e uomini di tutte le età, scopri che puoi essere vicina a una donna che ha anagraficamente gli stessi anni di tua madre, ma un’accoglienza più matura e adulta verso il diverso da sè, che un padre meno giudicante ti avrebbe aiutato ad avere un rapporto disteso con gli uomini, senza il carico di paure che ti porti addosso, ma smetti di fargliene una colpa, perché ognuno è se stesso, anche un padre.

Parti da Itaca per tornarvi, carico di affetti, di un calore nuovo e tuo, delle passioni risvegliate e ora vive. Torni ad Itaca ricco di esperienze, di vita vissuta, riconciliato con le origini e convinto che un altro viaggio si affaccia, in questa o in altre dimensioni.

Di Alessandra Bartucca

Fonte: http://www.lundici.it/2013/07/le-origini-e-il-viaggio/

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