NON DORMIAMO, sono vicino casa. – Il 50% della Basilicata rischia di passare in mano alle compagnie petrolifere

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Già oggi dal sottosuolo lucano si estrae il 70% del petrolio italiano

Ambientalisti e studenti alla Regione: impugnare SbloccaItalia di fronte alla Corte Costituzionale

Dal sottosuolo della Basilicata oggi si estrae oltre il 70% del petrolio in Italia e se andassero in porto tutte le nuove richieste, le aree in concessione alle compagnie petrolifere occuperebbero oltre il 50% del territorio regionale della Basilicata. Ad essere interessato è soprattutto il mare: in Italia le aree richieste in concessione o già interessate dalle attività di ricerca di idrocarburi si estendono per circa 29.209 kmq e ben 10.311 kmq interessano il Mar Ionio con 16 richieste di ricerca, una coltivazione ed un premesso di ricerca già attivo.

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Il 4 dicembre il Consiglio regionale della Basilicata discuterà l’impugnazione dello “Sblocca Italia” davanti alla Corte Costituzionale e Legambiente, Wwf, Greenpeace e Rete degli Studenti Medi di Basilicata sottolineano: «Nonostante sia ormai chiaro che la scelta petrolifera fatta vent’anni fa, è stata fallimentare per la soluzione dei problemi economici e sociali delle aree interne, rappresentando solo un grave rischio sia per la salute dei cittadini che per l’ecosistema locale, il Governo Renzi con lo Sblocca Italia rilancia l’avventura petrolifera dell’Italia e in particolare della Basilicata». Per questo le 4 associazioni hanno lanciato una petizione, nel quadro della campagna di sensibilizzazione “#SbloccaFuturo  #BloccailDecreto” che punta ad «informare la cittadinanza sui contenuti dell’articolo 38 del Decreto (riguardante le scelte in materia di politica energetica operate dal Governo) e di promuovere una raccolta di firme per spingere il Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella ad impugnare, innanzi alla Corte Costituzionale, il testo dello “Sblocca Italia”».

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Secondo ambientalisti e studenti lucani, «Il testo dell’articolo 38 compie stravolgimenti epocali nel processo di autorizzazione di ricerca ed estrazione delle risorse petrolifere, mettendo in secondo piano la tutela dell’ambiente, della biodiversità e della salute di tutti i cittadini lucani attraverso una insensata semplificazione delle procedure, legate all’attività dell’industria del petrolio. È inoltre inaccettabile il modo in cui lo Stato centrale bypassa la Regione Basilicata, spostando i processi decisionali riguardanti le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) dall’Ente Locale al Ministero dell’Ambiente violando, di fatto, le disposizioni del Titolo V della Costituzione sulla legislazione concorrente fra Stato e Regioni».

Le associazioni promotrici della campagna ritengono che «L’articolo 38, nel suo intero impianto, abbia come principio cardine l’errata convinzione che la Basilicata e l’intero Paese debbano necessariamente basare il proprio modello di sviluppo sulla dipendenza dal petrolio e dall’industria ad esso connesso».

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Legambiente, Wwf, Greenpeace e Rete degli Studenti Medi della Basilicata «rivendicano l’immediata necessità di modificare tale modello, in favore dell’utilizzo di fonti energetiche pulite e rinnovabili, della ricerca tecnologica e dell’industria verde, con il blocco dello sfruttamento del territorio, non permettendo ulteriori aumenti delle estrazioni e la concessione di nuove autorizzazioni per la ricerca e lo sfruttamento delle risorse petrolifere». Per questo chiedono al presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella e al presidente del Consiglio della Regione Basilicata Piero Lacorazza di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale il provvedimento SbloccaItalia e «garantire ai cittadini una prospettiva di sviluppo locale e sostenibile per il territorio».

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Ecco il testo della petizione, che può essere firmato on-line all’indirizzo http://mobilitiamoci.legambiente.it/bloccaildecreto/

Al Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella

Al Presidente del Consiglio della Regione Basilicata Piero Lacorazza

Legambiente, Wwf, Greenpeace e Rete degli Studenti Medi

PRESO ATTO  che dal sottosuolo lucano oggi si estrae oltre il 70% del petrolio e che se andassero in porto tute le nuove richieste le aree date in concessione alle compagnie petrolifere occuperebbero oltre il 50% della superficie regionale; che non è esonerato dalla corsa all’oro nero neanche il mare italiano e che in totale oggi le aree richieste o già interessate dalle attività di ricerca di petrolio si estendono per circa 29.209,6 kmq di aree marine, di cui 10.311 kmq interessano il mar Ionio con 16 richieste di ricerca, 1 di coltivazione e 1 permesso di ricerca già attivo.

CONSTATATO che con l’articolo 38 dello “Sblocca Italia” si applicano procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche, collegate alle attività di estrazione del petrolio, senza individuare alcuna priorità; si trasferiscono le VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) sulle attività estrattive dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente, senza tenere conto le necessità del territorio dove si svolgono queste attività; lo Stato scavalca le Regioni, applicando una legge che va contro il Titolo V della Costituzione, nel quale sono stabiliti i temi sui quali le leggi devono essere fatte in accordo con le istituzioni locali (politica energetica in primis); la concessione per la ricerca e quella per l’estrazione delle risorse energetiche sono unificate, rendendo più semplice il processo di sfruttamento del territorio; si mette in secondo piano la tutela dell’ambiente e della biodiversità rispetto alle esigenze energetiche nazionali; non cambia il modello di sviluppo nazionale e locale, affermando nuovamente la completa dipendenza dell’Italia e della Basilicata dal petrolio.

La-Basilicata-scende-in-piazza-contro-le-trivellazioni-di-Renzi

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CHIEDONO di impugnare innanzi alla Corte Costituzionale lo”Sblocca Italia” per difendere gli interessi dei cittadini lucani. Impugnare questo provvedimento vuol dire affermare che la nostra Regione non è disposta ad essere utilizzata dallo Stato centrale a proprio uso e consumo, mettendo in serio pericolo l’ecosistema locale e la salute dei cittadini lucani; che la Regione Basilicata sia capofila in una proposta di un nuovo modello di sviluppo, che permetta al nostro Paese di uscire dalla dipendenza dal petrolio, utilizzando le energie rinnovabili e mettendo il patrimonio ambientale, culturale e paesaggistico al primo posto fra le “risorse nazionali” da sfruttare per creare lavoro, progresso e benessere sociale.

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