Fino ad agosto sono sbarcati in Italia 13.705 minori non accompagnati. Più di 5 mila sono spariti. Perché? C’è qualcuno che li cerca?

bambini

 

 

Fuggono da soli, compiono viaggi incredibili in mezzo a mille pericoli e sono i più esposti a rischi di sfruttamento e abuso, come la tratta e il traffico di esseri umani. Spesso spariscono, e di loro non se ne sa più nulla. Sono i minori migranti, in fuga da guerre e conflitti, o da fame, violenza e povertà, che a migliaia ogni anno sono costretti a lasciare il loro paese in cerca di condizioni di vita più dignitose e di una casa più sicura.

L’Unicef ne conta 50 milioni in tutto, e i paesi da cui proviene la maggioranza di loro sono Siria e Afghanistan. Con il sogno dell’Europa, molti finiscono per approdare in Italia, dove un sistema di accoglienza spesso definito “inefficace e inadeguato” non permette loro di ottenere il giusto supporto che la loro condizione, di minori in primis ma anche di immigrati, esige. “Basti pensare che ogni giorno 28 bambini non accompagnati semplicemente ‘scompaiono’” denuncia l’ong Oxfam, che a questa situazione ha dedicato il suo report uscito a settembre e intitolato simbolicamente “Grandi speranze alla deriva”.

Complice la chiusura della rotta dei Balcani occidentali e l’accordo tra l’Unione Europea e la Turchia, l’Italia si è infatti ritrovata ancora una volta ad essere il principale punto di accesso per i migranti diretti in Europa. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’UNHCR, il numero di bambini non accompagnati arrivati è aumentato significativamente nel 2016: “Alla fine di luglio erano ben 13.705 i minori non accompagnati sbarcati in Italia. Un numero maggiore del totale di quelli arrivati nel 2015 (12.360 bambini)” spiega Oxfam.

Ragazzini come O., 16 anni, partito dal Gambia insieme a suo fratello: “Non era più sicuro lì – racconta – la polizia ci minacciava, in alcuni scontri a fuoco avevano ucciso dei nostri vicini di casa”.

I ragazzi attraversano così prima il Senegal, poi il Mali, fino ad arrivare in Niger. “Siamo stati 3 settimane ad Agadez, dove si riunisce tutta la gente che deve partire. Poi siamo arrivati in Libia, dove siamo stati in prigione due mesi” continua. Dopo essere scappati di prigione, infine incontrano un trafficante che li aiuta a trovare posto su una nave in partenza. Che in realtà è un gommone, con altre 118 persone stipate a bordo. “Dopo alcune ore c’è stato come uno scoppio, un incendio: nella confusione mio fratello è scivolato in acqua. Non l’ho rivisto più”…

 

Anna Toro

Foto RETE

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