REGIONE CALABRIA – L’appello delle associazioni: “Il Quadro territoriale regionale paesaggistico è un disastro”

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E’ una settimana decisiva per l’approvazione del documento che si occupa del territorio. Gli ambientalisti (e non soltanto loro) chiamano alla mobilitazione: “Hanno rispolverato anche il Ponte sullo Stretto”

Il Quadro territoriale regionale paesaggistico è nato, secondo l’associazionismo calabrese, sotto una cattiva stella. Un’osservazione formalizzata il 13 agoto in n documento condiviso, sottoscritto e promosso dalle più importanti associazioni (non solo ambientaliste) della regione, che analizza temi ambientali, energetici e ribadisce un “no” corale al riesumato (è contenuto nel Qtrp) progetto del Ponte sullo Stretto.

Con il WWF, Italia Nostra, Legambiente, Arci, Coordinamento Calabrese per l’Acqua Pubblica Bruno Arcuri,  Rete No Ponte, Comitato No Centrale di Sorbo San Basile, Casa della Legalità di Lamezia Terme, hanno promosso le medesime osservazioni anche i PdCI (Partito dei Comunisti Italiani) calabrese e l’USB Unione Sindacale di Base- Federazione Calabria.

Nel documento, sono cinque le osservazioni poste all’attenzione del dipartimento Urbanistica della Regione Calabria e del consiglio regionale. Nello specifico si chiede: che venga mantenuta la posizione espressa nelle Linee guida alla legge urbanistica regionale, dove di fatto viene bocciata ogni ipotesi di sviluppo sostenibile basato sul Ponte sullo Stretto; che venga scongiurata ogni ipotesi di produzione energetica che incida negativamente sul sistema ambiente; che si introduca il divieto di prelievo di biomassa dalle aree protette; che vengano forniti criteri per la localizzazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione di impianti di produzione a fonte eolica e solare fotovoltaica; che vengano inserite nel Qtrp le tutele sulla distanza degli insediamenti edilizi, con particolare riguardo a quella dei territori costieri.

Queste posizioni sono state approfondite, a Lamezia, in un convegno al quale – sottolineano gli attivisti – non è intervenuto, “nonostante gli inviti”, nessun consigliere regionale. Un fatto preoccupante, dato che il Consiglio è chiamato a esprimersi sulle osservazioni arrivate sul documento proprio in questa settimana.

A moderare il convegno c’era Paolo Pollichieni, direttore del Corriere della Calabria, che ha denunciato la mancanza di mobilitazione sui gravi temi ambientali. Ad esempio lo svuotamento del lago Arvo, per non dire di come sia assurdo che nessuno abbia da ridire sul fatto che i Comuni di Curinga e di Maida siano stati definiti di servitù al cantiere del Ponte, o di come a fronte di una elevata produzione di energia, le bollette della Calabria siano molto alte.

L’incontro è stato introdotto da Laura Corradi, che ha dedicato la giornata a Osvaldo Pieroni, sociologo dell’Unical e anima del movimento ambientalista calabrese, scomparso poco più di un mese fa. Per la docente occorre far emergere la verità: con quel documento (il Qtrp), la Regione non sta facendo gli interessi collettivi del territorio, non sta salvaguardando il bene comune, e questo va spiegato alla gente. Le istituzioni, invece, “non permettono il contraddittorio, elemento fondamentale della  democrazia. In Calabria occorre riaccendere il conflitto ambientale in maniera allargata, conquistare lo spazio politico necessario a far sentire la nostra voce, non più in maniera frammentata e locale, ma con un respiro ampio, territoriale, regionale”.

CALABRIA  - Scilla

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Delle istanze ambientaliste ha parlato Ferdinando Laghi, vicepresidente di Medici per l’ambiente: “La raccolta differenziata si attesta attorno al 5%, a fronte del 65% fissato come obiettivo nazionale da raggiungere… entro il 2012, mentre ben oltre il miliardo di euro è stato dissipato con una gestione che ha favorito solo la criminalità organizzata”. Duro il giudizio sulle biomasse, “per la produzione di gas climalteranti e di particolato definito cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità. In Calabria le centrali a biomasse raggiungono una potenza di circa 100 MWatt. Pagata con deforestazione, criminalità (mafia dei boschi), dissesto idrogeologico. Aggiungiamo a questo lo scandalo della Centrale Enel della Valle del Mercure, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, nonché Zona di protezione speciale (Zps). Una tra le centrali più grandi d’Europa che l’Enel intende incrementare, mentre ancora senza risposta sono le interrogazioni parlamentari su che fine abbia fatto l’ingente quantità di amianto presente all’interno della centrale”.

Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, ha raccontato la sua esperienza nella gestione del ciclo dei rifiuti: “Il rifiuto può diventare una risorsa, e di fatto oltre che un risparmio diventa fonte di guadagno vendendo il materiale da riusare, bypassando quindi quelle società si fanno pagare per prendere i rifiuti che a loro volta rivendono, guadagnandoci quindi due volte, perpetrando un autentico furto alla collettività”. Saracena, con percentuali di raccolta differenziata oltre il 60%, può diventare un riferimento per tutta la Calabria. Che, invece, è una Regione che ha deliberato di mandare in discarica il tal quale, dice Pollichieni, “contravvenendo a una disposizione europea, per cui ci ritroveremo a pagare una penale dall’Europa che graverà direttamente sui cittadini ulteriormente tassati”.

Se Gennaro Montuoro, del Coordinamento calabrese acqua pubblica, chiama alla mobilitazione per il alla casa, alla salute, alla sicurezza, all’istruzione contro l’austerity,

Saverio Gigliotti, del Forum del Reventino, ha espresso “grande preoccupazione per ciò che ci viene prospettato: la costruzione di centrali a biomasse in Sila e nei territori circostanti. Quelle già in funzione  hanno bisogno  di oltre un milione di tonnellate di combustibile ogni  anno interessando una superficie pari a 500kmq, cioè tre volte l’intero territorio del comune di Lamezia Terme a cui si deve aggiungere l’abnorme consumo di acqua che si aggira sui 200 mc ogni ora. Considerando anche  l’aumento a dismisura del traffico dei mezzi preposti al trasporto della materia prima si può parlare di un attacco al territorio senza precedenti”.

Filippo Sestito, responsabile ambiente dell’Arci Calabria ha denunciato la “gestione malavitosa dei beni comuni in Calabria” e Giuseppe rogato, vicepresidente del Wwf Calabria ha richiamato tutti alla “promozione di una progettualità politica fondata sui beni comuni. Una nuova governance composta dalle maestranze e delle associazioni di cittadinanza dei territori che le ospitano, dalle competenze messe a disposizione dalle Università e centri di ricerca. Un programma che comprenda  una gestione condivisa dei servizi pubblici locali: acqua, energia, trasporti, rifiuti, scuole, gestione del territorio”.

Dal Comitato Progresso 2000, invece, è arrivata la richiesta alle associazioni di sostenere “le loro rivendicazioni sulla mala gestione di tutta l’area interessata alla importante arteria cittadina detta Via del Progresso, a Lamezia, cogliendo l’occasione per ribadire quanto sia necessario per la popolazione relazionarsi con le associazioni quando le istituzioni si manifestano sorde”.

Di “sfondare il muro dei media” ha parlato Flavio Stasi: “ L’inceneritore di Gioia Tauro, l’unico della Calabria, impianto pubblico gestito da privati recentemente raddoppiato, brucia i rifiuti di tutta la regione. Quello che dovrebbe essere bruciato, il Cdr, è il risultato di un trattamento che dovrebbe essere fatto in altri quattro impianti che da anni non funzionano, non producendo né combustibile di qualità né compost utilizzabile in agricoltura, seppure i comuni continuano a pagare le aziende che li gestiscono come se lo facessero. Si tratta quindi di informare sia la popolazione che la classe dirigente”.  E non solo, bisogna anche smettere di essere semplicemente “quelli del no”. E’ stato l’appello di Gianfranco Posa, del Comitato “Natale De Grazia”: “Ci hanno accusati di avere messo in crisi l’immagine della zona. Di fatto hanno dimenticato che il vero problema in Calabria è l’emergenza ambientale, testimoniata dalla presenza di rifiuti tossico-nocivi e radioattivi nella vallata del fiume Oliva che danno la certezza dell’esistenza del traffico di rifiuti pericolosi e che la Calabria è luogo di smaltimento di tali sostanze”.

Domenico Gattuso, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha posto l’accento sulle carenze nel campo dei trasporti: “Anche nel campo dei trasporti gli interventi vanno misurati in rapporto ad obiettivi di sostenibilità, e non solo nel senso ormai classico di eco-sostenibilità, ma soprattutto di equo-sostenibilità, ovvero di risposta alle reali esigenze della comunità, rispettando l’ambiente e criteri determinati di equità sociale.” Anche per Gattuso una cattiva gestione della cosa pubblica, intrecciata al malaffare ha fatto sì che in Calabria “siamo fuori dalla Programmazione europea delle reti primarie, la Regione Calabria è stata capace di farsi escludere dai disegni di programmazione dello sviluppo strategico  europeo”.

Nella seconda parte, il convegno è entrato nel merito del Qtrp, con l’intervento di Maria Caterina Gattuso, di Legambiente Calabria: “L’importante fase propedeutica di concertazione sul territorio con i portatori d’interessi, costituita dai 39 Forum del paesaggio tenutisi in tutta la regione nei mesi antecedenti l’approvazione del Qtrp e i cui verbali sono consultabili, non sembra abbia trovato risposte nella redazione del Piano”. Molto critica, la Gattuso. anche riguardo la prospettiva di sviluppo turistico sostenibile nelle aree interne e rurali intesi nel QTRP, come ad esempio impianti e campi per il golf, compresi i campi pratica per il golf, gestiti in forma imprenditoriale: “È preoccupante che ancora una volta venga usato il concetto di sviluppo sostenibile e di turismo verde per operazioni che non hanno nulla a che fare con la salvaguardia e la valorizzazione delle nostre risorse ambientali”. Legambiente ha sottolineato come in nessuna delle articolazioni del Qtrp, il problema della depurazione, degli scarichi a mare delle acque reflue e quello importantissimo delle aste fluviali collettori di scarichi inquinanti provenienti dall’entroterra, sia posto come tema centrale. Per Ciro Pesacane, presidente del Forum ambientalista, occorre “partire dal basso, dalla unione delle realtà associative, dai movimenti” per cambiare certe scelte della politica.

La chiusura è stata affidata a Cataldo Di Napoli, dell’esecutivo nazionale dell’Usb: “In Calabria nel corso degli ultimi trenta anni sono stati riversati tonnellate di veleni provenienti soprattutto dalle imprese del  nord, ma anche da aziende come la Montecatini e la Pertusola di Crotone e la Marlane di Praia a Mare, utilizzando il territorio e il mare come una pattumiera e provocando un aumento elevato di neoplasie varie. Agitando l’illusione della creazione di pochi posti di lavoro, come nel caso anche delle centrali a biomasse, non specificano invece quanti se ne perdono in turismo ed in agricoltura”.

Un coro per l’ambiente e contro le decisioni della Regione, che nel Qtrp ha rispolverato anche il moloch del Ponte sullo Stretto. Proprio alla Regione, in questa settimana decisiva, è stato chiesto un incontro. (0020)

Da www.corrieredellacalabria.it

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