Cos’è una social street?

La prima social street compie un anno. Sono oltre 330 nel mondo. A un anno dalla nascita della capostipite via Fondazza, il fenomeno ha fatto ormai il giro del mondo e coinvolto oltre 25 mila persone, che contribuiscono a “rendere migliore il posto in cui si vive”. A Bologna si festeggia… in strada

“Cos’è una social street? Oggi rispondo che è quando, per attraversare una strada, se prima ci mettevi 3 minuti ora ce ne metti 40”. Federico Bastiani, fondatore della prima social street, quella di via Fondazza a Bologna, definisce così la sua creazione, alla vigilia del primo compleanno. Tutto è cominciato quasi per gioco: l’idea di contattare su Facebook i vicini di casa per trovare un amichetto di giochi per suo figlio. Il passo dal virtuale al reale è stato brevissimo: a oggi, le social street sparse in tutto il mondo sono più di 330 e coinvolgono oltre 25 mila persone. Bastiani ne ha parlato in Senato (il tema era: come rilanciare il capitale sociale in Italia), e ora sono anche l’oggetto di studio di Richard Sennet, professore di Sociologia alla New York University e alla London School of Economics. 18 le tesi sulle social street bolognesi: dall’Alma Mater cittadina alla Sapienza di Roma passando per le università di Milano. “Anche io scopro giorno dopo giorno nuove potenzialità: è un esperimento sociale con moltissime variabili, in grado di dare vita a percorsi sempre diversi e unici”.

Agenzia giornalistica

La festa per il primo compleanno di via Fondazza è prevista oggi sabato 20 e domenica 21 settembre. Contemporaneamente, altre due social street bolognesi saranno in festa: via Duse e via Nazario Sauro. E se in via Fondazza scenderanno in strada biciclette, cori gospel, musica e balli peruviani, letture in lingua per bimbi e genitori, truccabimbi e cucina etnica (“Il programma si aggiorna di ora in ora: tutti vogliono partecipare e dare il loro contributo”), sabato 20 via Nazario Sauro sarà invasa da bancarelle e laboratori creativi. Laboratori pratici anche in via Duse, che domenica mette in calendario ‘Cosa vuol dire mobilità?’, tavola rotonda a cura di Architetti di Strada. “Un anno fa in via Fondazza organizzavamo gli appuntamenti in 7: oggi ci sono 30, 40 volontari che si offrono di montare, pulire, smontare. La partecipazione cresce di volta in volta: perché social street non è una struttura, ma un modello inclusivo. Non ci sono extracomunitari, negozianti o anziani, ma solo cittadini di una strada. Luigi Nardacchione, il coordinatore di via Fondazza, uno dei punti fermi che non ha mai fatto mancare il suo appoggio, mi dice sempre che l’aspetto più bello è la spontaneità con cui le persone di approcciano alla social street”.

Bastiani racconta un episodio per spiegare la filosofia alla base di social street: “Una ragazza aveva una gamba rotta e non poteva muoversi. Un sacco di vicini di casa si sono presi cura di lei: chi facendole la spesa, chi aiutandola con piccoli gesti quotidiani. Cos’hanno ricevuto in cambio? Fondamentalmente nulla. Ma è un nulla dal valore inestimabile. È un bene relazionale che ti fa sentire parte di qualcosa: che ti fa sentire a casa per strada, non tra le mura domestiche. Le tecnologie ci hanno reso sempre più soli, per questo dobbiamo fare un passo indietro”. E fa l’esempio di un ragazzo spagnolo dell’Università di Malaga in Erasmus a Bologna che sta girando un documentario su via Fondazza. Il titolo? La strada sociale 1.0.

 

Il primo compleanno cade proprio in chiusura della settimana europea della mobilità: fortunata casualità, lo slogan di questa edizione è ‘our street, our choice’, ‘le nostre strade, la nostra scelta’. “Siamo felici di questa concomitanza: per l’occasione, il Comune ha deciso di chiudere al traffico le 3 social street in festa e di non farci pagare il suolo pubblico. È questo il tipo di rapporto costruttivo che vorremmo costruire con le istituzioni. Ma attenzione: le social street non sono nate per gestire beni comuni, come qualcuno ha detto per cavalcare il successo, ma per rendere migliore il posto in cui si vive. Per fare tutto quello che abbiamo fatto sin qui, le istituzioni non servono: bene il dialogo, ma poi ognuno deve restare al proprio posto”. (Ambra Notari)

Redattore Sociale

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/468382/La-prima-social-street-compie-un-anno-Solo-oltre-330-nel-mondo

 

E se ci  provassimo anche ad ORSOMARSO?

Con noi la Natura è stata estremamente generosa.

Abbiamo un paese bellissimo.

Ci sono angoli che incantano per la loro grazia (e non mi riferisco solo alla Grotta ed all’Orologio).

Ci vuole poco affinché questa bellezza diventi una risorsa condivisa e fonte di reddito.

L’esperienza dei “Vicoli in fiore” va nella giusta direzione.

Nel mio “vicinanzo”, a Funtana a Rena, Teresa C., Teresa G. e Giovanni, sono stati straordinari. Hanno trasformato  un angolo banale, in un quadretto poetico, recuperando oggetti legati alla nostra storia. Peccato che la “commissione giudicante” non se ne sia accorta.

Forse in quel progetto bisogna rivedere qualcosa.

E forse bisogna accendere un cero a Santa Sofia, perchè ci dia il sostegno di amministratori capaci e di larghe vedute. Quella appena eletta manda segnali positivi. Tocchiamo ferro, che non ci arrivi na botta di malocchio.

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