Questi erano figli, mariti, padri, fratelli. Erano promesse. Sono morti nella guerra del 1914- 1918.
Una “inutile strage” disse Benedetto XV.
Una minoranza chiassosa (abbondantemente foraggiata da grossi gruppi industriali, che sapevano come farne colare grasso), con la complicità del re e di Salandra, capo del governo, la impose al Paese.
Manie di grande potenza.
Prendemmo solo batoste. Esemplari quelle di Caporetto. Ci salvammo perché l’Austria e la Germania vennero sfiancate dalla Francia e dall’Inghilterra.
Alla fine raccogliemmo poche briciole; quello che avremmo potuto avere senza combattere.
Scrive Denis Mack:
La guerra era finita e le nazioni belligeranti potevano ora cominciare a calcolarne il costo, nei limiti in cui è possibile accertare il costo di una guerra.
Alla fine del 1918 l’Italia dichiarò di aver richiamato sotto le armi cinque milioni di uomini, di cui cinquantamila avevano combattuto sul fronte francese, e lo sforzo industriale da essa compiuto era stato immenso.
Il numero dei morti in combattimento si aggirava sui seicentomila uomini.
L’onere finanziario era stato enorme.
Le importazioni annue, che nel 1914 erano state valutate in 3 miliardi di lire, erano salite tre anni dopo a 14 miliardi, di cui solo un terzo o anche meno era coperto dalle esportazioni.
Le spese dello Stato erano, dal canto loro, aumentate con progressione allarmante:
anni milioni di lire
1913-14 2.287
1914-15 5.224
1915-16 10.550
1918-19 30.857
II Tesoro annunciò nel 1930 che la cifra definitiva per quel che riguardava il costo di tutta la guerra era di 148 miliardi di lire, vale a dire una somma doppia a quella
delle spese complessive dello Stato fra il 1861 ed il 1913.
Questa cifra è il simbolo dell’enorme spreco di energie e di risorse naturali in cambio del quale l’Italia ottenne poche soddisfazioni e molte amarezze.
L’Italia aveva affrontato la guerra con una buona dose d’idealismo e molto patriottismo, ma non occorre spingere lo sguardo molti anni dopo il 1918 per rendersi conto di come questa fosse destinata a risolversi in uno dei maggiori disastri della sua storia. Un complotto tramato da Salandra con la complicità del re aveva sfruttato in maniera del tutto irresponsabile il patriottismo degli italiani. Salandra e i suoi amici erano stati costretti a tener segreto il loro complotto ed avevano trascurato così alcuni elementari errori di calcolo che una adeguata critica avrebbe potuto portare alla luce.
Quale conseguenza indiretta della deficienza del suo sistema costituzionale che aveva prodotto questi eventi, l’Italia era destinata a subire in breve volger di tempo venticinque anni di rivoluzioni e di tirannia.
Denis Mack Smith Storia d’Italia – 1861-1969 – vol. II