Tirreno Cosentino. Di tonnetti deformati e navi tossiche inabissate

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No, non c’è stato il solito scambio di auguri per un Buon Natale e felice anno nuovo.No, questa volta la pesca natalizia ha portato a galla una dozzina di tonni malformati.

Tra Campora San Giovanni, Fiumefreddo Bruzio e Amantea non è la prima volta che si verifica un simile episodio. Già  altre due volte, tra il 2013 e gli inizi del 2014, i pescatori hanno segnalato di aver catturato dei tonnetti con la spina dorsale bifida, deformazione dovuta al contatto con metalli pesanti ed idrocarburi rinvenuti nelle lische dei pesci e di natura cancerogena.
Il biologo marino Silvio Greco svolse accurate analisi sui tonni, affermando come fosse necessario avviare delle indagini in grado di fare chiarezza sulla causa della contaminazione; alquanto inquientante se si collega all’alto tasso tumorale che ha colpito la zona tirrenica.
A tre mesi dall’ultimo episodio “mutante”, nel mese di marzo 2015 la Procura di Paola ha aperto le indagini e disposto dei carotaggi lungo tutta la costa tirrenica cosentina da Amantea a Tortora; coordinate tra Guardia Costiera, Arpacal, gruppo sommozzatori di Messina e Capitaneria di Porto di Vibo Valentia e di cui si attende l’esito.

La battuta di pesca radioattiva è solo uno dei tanti tasselli di un puzzle sull’emergenza ambientale e sanitaria calabrese, da ricomporre tenendo conto della ciclica trash invasion e delle discariche abusive, a cui si legano le vite dei troppi ammalati di tumore e dell’inquinamento di determinate aree, come Aiello Calabro Amantea e Paola, ribattezzata  “capitale dei tumori”.

Un mosaico da disegnare pezzo dopo pezzo, partendo da quel 14 dicembre 1990, quasi venticinque anni fa quando, dopo una lunga avaria, la motonave Jolly Rosso si arena sulla spiaggia di Formiciche, località di Amantea. All’interno dell’imbarcazione ci sono dei fusti, che di li a poco spariranno per essere ritrovati  nei pressi del fiume Oliva, a pochi chilometri da Amantea.
Nel frattempo, la Procura di Reggio Calabria sta indagando su uno strano traffico di rifiuti tossici in cui sono coinvolti l’Europa e altri Stati Esteri, massoneria e ‘Ndrangheta. E’ l’inchiesta portata avanti anche dalla giovane giornalista di Rai Tre, Ilaria Alpi, uccisa con il cameraman Hrovatin, dopo aver scritto di un illecito commercio tra rifiuti e armi. Ed è proprio nell’intreccio tra la Jolly Rosso e i pasticci dell’Europa con l’Estero che si trova anche la storia del capitano di corvetteria Natale De Grazia, deceduto dopo aver cenato con due carabinieri nei pressi di Nocera Inferiore mentre viaggiava alla volta di La Spezia, dove avrebbe dovuto interrogare l’equipaggio della motonave rinvenuta ad Amantea. Circostanze naturali, si dirà. Avvelenamento, secondo le parti lese e la perizia di parte che condurranno alla riapertura del caso.

A raccontare delle “navi dei veleni”, nonostante per la ministra dell’ambiente Prestigiacomo e il procuratore nazionale antimafia Grasso (oggi presidente del Senato) , in carica ai tempi del governo di mister B., si trattasse solo di una leggenda, vi sono le importanti testimonianze di un pentito della ‘Ndrangheta, Francesco Fonti (anche lui deceduto in circostanze misteriose mentre era detenuto in carcere).
L’ex boss racconta delle imbarcazioni affondate al largo delle coste calabresi, del Mar Tirreno e lungo i litorali africani, fatte esplodere con la dinamite e ne indica i luoghi, il veleno contenuto nelle loro stive.

Fusti radioattivi ignorati per anni dalla politica locale e nazionale, perchè verità troppo scomode e da insabbiare necessariamente. Come per molto tempo si è taciuto sul relitto di Cetraro, la nave Cunsky, invece catalogata come nave silurata durante la guerra.. e del sospetto della stessa commissione d’inchiesta, che sospetta di ben 39 navi dei veleni  calate giù nel ventre del mare dalla metà degli anni ’70 fino al 1995.
I danni provocati dalla presenza di quei metalli pesanti e da materiali altamente radioattivi e cancerogeni hanno prodotto nefasti effetti lungo tutto il litorale, specie nella zona del basso cosentino tirrenico. I livelli di radioattività presenti nella Valle Oliva, dove la contaminazione del cesio supera di circa dieci volte i parametri normali, indicano come ci sia qualcosa che non va sul territorio. Intanto il lavoro della Procura di Paola, coordinato e mandato avanti dalla testardaggine del Procuratore Capo Bruno Giordano, va avanti.

E’ necessario, a questo punto, avere verità e giustizia. E’ necessario trovare le cause alle troppe morti per cancro, fermando una vera e propria epidemia radioattiva, coperta per troppo tempo da chi raccontava di volere il bene della popolazione.

 

Di Alessia Manzi

fonti: http://speciali.espresso.repubblica.it/interattivi/dossier/

Fonte:http://tirrenoeveleno.altervista.org/tirreno-cosentino-di-tonnetti-deformati-e-navi-tossiche-inabissate/?doing_wp_cron=1429895838.7683820724487304687500

Foto: RETE

Alessia dice di sè:

Studentessa di giurisprudenza e militante “dal basso”. Calabrese emigrata ma mai lontana dalla sua terra. Allergica alle ingiustizie sociali, al capitalismo e alla borghesia. “Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati.” (Brecht)

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