FINANZA – Non c’è spazio per considerazioni ambientali se l’unico valore è il PROFITTO

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Nelle questioni climatiche e ambientali, le responsabilità del sistema finanziario sono determinanti. Enormi finanziamenti sono destinati ai combustibili fossili, a settori quali quello estrattivo e minerario, all’agricoltura intensiva, alle grandi dighe e ad altri ancora con impatti estremamente negativi sull’ambiente. Grandi progetti infrastrutturali, nei quali il ruolo delle grandi banche e dei finanziatori è essenziale.
La finanziarizzazione
Al di là dei finanziamenti a progetti con impatti negativi, è probabilmente ancora più dannoso e preoccupante l’approccio generale e il ruolo che ha oggi la finanza nella società. La cosiddetta finanziarizzazione dell’economia spinge alla continua ricerca del massimo profitto nel minore tempo possibile in ogni attività. Capitali giganteschi si spostano in millesimi di secondo, generando instabilità e continue crisi e piegando le regole e i tempi dell’economia a questa esasperata ricerca di profitto. Non c’è spazio per considerazioni ambientali se l’unico obiettivo delle imprese diventa quello di massimizzare il valore delle proprie azioni nel brevissimo termine, non di uno sviluppo armonico e compatibile con l’insieme della società. Se l’unico obiettivo è il profitto e i danni ambientali sono delle “esternalità”.
Le soluzioni di mercato
La questione del peso della finanza si riscontra anche nelle soluzioni oggi proposte per contrastare i cambiamenti climatici, e che si fondano quasi esclusivamente su meccanismi di mercato quali la compravendita delle emissioni (Emission Trade). Se c’è chi difende l’efficienza di un tale approccio, il rischio è quello di passare dal principio secondo cui “chi inquina paga” a quello per cui “chi paga può inquinare”, degradando le questioni ambientali a meri calcoli economici. Più in generale, l’accusa è di delegare – se non svendere – ai privati un bene pubblico globale come il clima, su cui è necessario un impegno chiaro di governi e istituzioni.
Una finanza che non funziona
Al culmine del paradosso, una finanza che sempre più spesso fissa le regole del gioco, che esaspera l’instabilità e crea continue crisi, che ha un continuo bisogno di capitali pubblici (dai piani di salvataggio in poi) per non collassare, non riesce nemmeno a fare ciò che dovrebbe fare. Mentre somme enormi ruotano vorticosamente in attività speculative, mentre Stati e banche centrali continuano a fornire liquidità al sistema finanziario, dall’altro investimenti che sarebbero tanto essenziali quanto urgenti non trovano i capitali necessari. Parlando di clima, pensiamo a un piano per la riconversione ecologica dell’economia, la mobilità sostenibile, la ristrutturazione edilizia, la ricerca e la formazione.
Tempi e obiettivi
Interventi che necessiterebbero risorse finanziarie e investimenti con un’ottica di lungo periodo, per i quali servirebbero “capitali pazienti”. Chi potrebbe fornirli? Difficile pensare alla finanza pubblica, se austerità e tagli sono l’unica strada imposta. Altrettanto difficile pensare a una finanza privata che ragiona in millesimi di secondo e che ha mostrato di essere assolutamente incapace di operare nell’interesse generale. Occorre riportare i tempi della finanza a quelli della natura e della società. Occorre reindirizzare gli sterminati capitali oggi impiegati in attività speculative o nocive verso progetti con ricadute positive sull’ambiente e il clima.
Cambiare le regole
Realizzare tale spostamento significa agire lungo diverse direttrici. La prima è l’introduzione di regole e controlli per chiudere l’attuale casinò e riportare la finanza privata a essere uno strumento al servizio della società, non un fine in sé stesso che impone la propria visione. Le misure da adottare sono note da tempo, non è una questione di difficoltà tecnica, ma di volontà politica: una tassa sulle transazioni finanziarie, la separazione tra banche commerciali e di investimento, limiti all’utilizzo dei derivati e altro ancora.
Con i nostri soldi
Accanto a interventi normativi “dall’alto”, è però forse ancora più importante agire “dal basso”, con una riflessione sull’uso che viene fatto del nostro denaro. Come viene impiegato, una volta depositato in banca o affidato a un intermediario? Orientando i nostri risparmi, da un lato possiamo sottrarli alle logiche speculative e a progetti nocivi, dall’altro affidarli invece a chi opera in piena trasparenza, valutando le ricadute non economiche dell’agire economico e finanziando progetti con ricadute positive sull’ambiente e la società. Decine di migliaia di persone che hanno scelto la finanza etica, mostrano concretamente che la finanza può e deve essere una parte della soluzione e non, come avviene oggi, uno se non il principale problema.
La nostra visione
Come Rete di Banca Etica, siamo convinti che la finanza possa e debba giocare un ruolo di grande importanza. Il punto di partenza è il riconoscere che la finanza deve essere uno strumento per facilitare il raggiungimento di obiettivi economici, sociali, ambientali. Non deve quindi dettare tempi, regole e modalità dell’economia, ma al contrario mettersi al servizio di tali obiettivi.
Trasparenza
Per questo nel nostro agire quotidiano prendiamo in considerazione le ricadute non economiche dell’agire economico, tramite un’analisi degli impatti ambientali di ogni finanziamento, per la Banca, e di ogni società e Stato in cui si investe, per Etica Sgr. Analogamente, lavoriamo per un monitoraggio e una rendicontazione delle emissioni di CO2 legate alla nostra attività. La rendicontazione è sia quella delle emissioni dirette, ovvero legate al funzionamento della struttura, sia soprattutto progressivamente di quelle indirette, cercando di valutare e ridurre le emissioni legate al proprio portafogli di realtà finanziate e di investimento. Nei nostri bilanci pubblichiamo tutti questi dati con la massima trasparenza. Etica Sgr è al momento l’unica società di gestione del risparmio italiana ad avere sottoscritto il Montreal Carbon Pledge, promosso dal PRI dell’ONU e che impegna i firmatari a misurare e pubblicare l’impronta di carbonio dei propri investimenti, con l’obiettivo di utilizzare tali informazioni anche per porsi degli obiettivi di riduzione di questa impronta.

Fonte: http://www.bancaetica.it/blog/cop-21-limportanza-attivarsi-per-cambiare-clima-nella-finanza-posizione-della-rete-banca-etica
Foto Rete

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