Giuseppe Scalarini: “È il più politico dei caricaturisti italiani e forse del mondo”.

Scalarini ( al centro) all’Accademia di Belle Arti a Venezia con altri studenti.

 

Giuseppe Scalarini nasce a Mantova il 29 gennaio 1873, figlio di Rainero, un impiegato delle ferrovie già volontario nella seconda e terza guerra d’Indipendenza, e di Virginia Lonardi.
Nel 1888 si diploma alle scuole tecniche, manifestando un precoce interesse per l’arte e il disegno. Tiene la prima mostra a Mantova nel 1890; in questa occasione conosce il coetaneo, futuro socialista e capo del governo Ivanoe Bonomi, con cui fonda nel 1891 la Società Letteraria. Nello stesso anno trova impiego presso la direzione locale delle ferrovie a Firenze, dove frequenta l’Istituto di Belle Arti.
Nel febbraio 1892 parte per un soggiorno di un mese e mezzo a Parigi, un ambiente ricco di giornali satirici, il suo nuovo interesse.

A Mantova con amici nel 1898.

Nel 1894 si trasferisce a Venezia, dove si iscrive al terzo corso dell’Accademia di Belle Arti.
Tornato a Mantova, il primo novembre 1896 fonda con altri amici il Merlin Cocai, settimanale di impronta radicale e socialista. Si trasferisce poi a Bologna, per lavorare presso la litografia Wenk.
Nel 1897 pubblica il suo primo opuscolo, “Penitenziario”. “Note di viaggio di Geppe Scalarini” raccolte da Amedeo Mezzadri.
Il 1898 è l’anno dei moti di piazza per l’abolizione del dazio sul grano, che finiranno repressi a colpi di cannone dal generale Bava Beccaris. Scalarini il primo maggio fonda La Terra, primo giornale socialista mantovano, insieme a Bonomi e Giovanni Zibordi.
Il 4 luglio del 1898 viene registrato per la prima volta presso la Prefettura di Mantova come iscritto al partito socialista e “frequentante la classe politica di persone affiliate a partiti sovversivi”. Per lui, in seguito a disegni antimilitaristi e antigovernativi, scatta la condanna per reato contro lo Stato.
È costretto a rifugiarsi in Austria, poi a Berlino, dove collabora con giornali satirici di prestigio, quali il Fliegende Blätter di Monaco e il Lustige Blätter di Berlino. Su richiesta della polizia italiana, il 17 febbraio 1901 viene espulso dalla Germania, ripara quindi a Londra, poi in Belgio e a Parigi.

A Berlino nel 1900.

L’amnistia seguita alla salita al trono di Vittorio Emanuele III gli consente nel 1901 di tornare a Mantova. A maggio si trasferisce a Grisignana, in Istria: qui nel 1902 conosce Carolina Pozzi, sua inseparabile compagna, che gli darà cinque figlie.
Rientra a Mantova nell’agosto 1903. Continua a disegnare sul rifondato Merlin Cocai, del quale è proprietario e direttore. Diventa celebre la sua firma: il disegno di una piccola scala seguita dalla sigla “rini”. Dopo la revoca del suo decreto di espulsione dalla Germania, a marzo 1904 ritorna a Berlino, e vi rimane fino al giugno del 1907.
Di nuovo a Mantova, ritorna a disegnare sul Merlin Cocai. Tra il 1908 e il 1911 lavora presso le Ferrovie del Ticino, riprende la sua collaborazione con il Fliegende Blätter e il Lustige Blätter, e disegna pure per il Pasquino.
Trasferitosi a Milano, il 22 ottobre 1911, in piena guerra di Libia, pubblica la sua prima vignetta sull’Avanti!, diretto da Claudio Treves. Inizia così una collaborazione quotidiana che durerà fino al 10 gennaio 1926, anno delle famigerate “leggi eccezionali” censorie del regime fascista, producendo oltre 3700 inconfondibili vignette. I bersagli, più che singoli personaggi politici, sono temi universali e d’attualità: la guerra, la voracità del capitalismo, lo sfruttamento del proletariato, lo squadrismo fascista, la monarchia imbelle. La sua attività satirica gli procura tra il 1911 e il 1922 svariati processi.


Pubblica diversi testi antibellici accompagnati da disegni: “La guerra nella caricatura” (1912), “Il processo della guerra” (1913), “La guerra davanti al tribunale della storia” (1920) e “Abbasso la guerra” (1923).
Nel 1920 viene aggredito a Gavirate (in provincia di Varese), dove risiede dal 1914, da un gruppo di squadristi che gli somministrano l’olio di ricino. Si trasferisce quindi a Savona, poi a Travedona (Varese).
Il 1921 è l’anno di maggior produzione artistica, collabora in contemporanea a una decina di testate.
Dal dicembre 1921 al settembre 1925 collabora anche alla nuova serie dell’Asino.
Nel 1926, in seguito all’attentato a Mussolini del 31 ottobre a Bologna, si scatenano rappresaglie fasciste contro giornali e militanti di sinistra. Il Tribunale speciale di difesa dello Stato istituisce leggi eccezionali contro gli oppositori del regime. A novembre, Scalarini viene picchiato a Milano da una squadra di camicie nere. L’aggressione gli causa la frattura della mandibola e una commozione cerebrale.

Foto segnaletica Ustica 1928

Uscito d’ospedale, il primo dicembre 1926 viene arrestato e trasferito davanti al Tribunale speciale, che lo condanna a cinque anni di confino, prima a Lampedusa, poi a Ustica, dove resta fino al novembre 1929, quando viene trasferito a Milano, restando comunque “sorvegliato speciale”. L’esperienza del confino sarà trattata da Scalarini in un diario pubblicato postumo, dal titolo “Le mie isole”.

Gli viene impedito di firmare “qualunque suo lavoro di qualsiasi genere”, divieto che non viene mai revocato. Scalarini quindi si dà alla letteratura per l’infanzia, pubblicando nel 1933 “Le avventure di Miglio”, che esce a firma della figlia Virginia Chiabov. Collabora anche al Corriere dei piccoli dal 1932 al 1946 ed alla Domenica dei Corriere dal 1934 al 1946.

Sulla spiaggia di Istonio (Vasto) durante la sua permanenza forzata al campo di concentramento 1941.

Il 15 luglio 1940 viene nuovamente arrestato a Gavirate, il 20 è internato nel campo di concentramento di Istonio (oggi Vasto, in provincia di Chieti). Viene poi trasferito a Bucchianico (Chieti). Il 22 dicembre viene revocato l’internamento, ma ripristinata la vigilanza. Nel 1943 sfugge all’arresto della polizia di Salò.
Nel dopoguerra riprende la collaborazione con l’Avanti! e lavora anche per l’Umanità il Codino Rosso e il Sempre Avanti!.

Foto di famiglia da sinistra la figlia Francesca, la moglie Carolina Pozzi, la figlia Claudia, Scalarini, la figlia Rainera, la figlia Virginia, Milano 1918.

Perde l’amata Carolina, che sposa in punto di morte nel 1943, e la figlia Giuseppina nel 1945.
Giuseppe Scalarini muore a Milano il 30 dicembre 1948.
Della sua sterminata produzione satirica, ammirata anche in numerose mostre postume, restano 13.000 disegni, di cui circa 5800 originali.

Di Manlio Benigni

Fonte: http://www.scalarini.it/it/biografia/biografia

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