PIANTE IN GRADO DI PREVEDERE IL TEMPO

Carlina

Man mano che un anticiclone si ritira e un vortice di bassa pressione preme alle porte, l’umidità atmosferica aumenta lentamente, con disappunto di molte piante, poiché la pioggia che ne consegue indebolisce le nuove generazioni. Molte specie mandano in giro i semi mediante sottili filamenti piumosi, cosicché è sufficiente una brezza leggera per trasportarli lontano con il loro minuscolo carico. Ma una volta bagnati, questi peletti si appiccicano e un acquazzone laverà via dal fiore tutto questo ben di dio, facendolo cadere nel punto in cui si trova già la pianta madre e impedendo la conquista di nuovi habitat.

Genziana

Considerazioni simili valgono anche per i fiori appena sbocciati: il polline dilavato non può essere raccolto dalle api e utilizzato per l’impollinazione. Quando l’aria diventa umida, l’arrivo della pioggia è imminente e allora i fiori di alcune piante reagiscono adottando una misura precauzionale: si chiudono per proteggere il proprio interno.

Un tipico esemplare di questo genere è la carlina: i suoi grandi fiori sono particolarmente decorativi e quindi consentono di vedere chiaramente i fenomeni qui sopra descritti, al punto che nel linguaggio popolare questo fiore è noto come il “barometro del pastore”. La sua facoltà di prevedere il tempo funziona anche quando la pianta è secca, poiché si basa su processi puramente meccanici: via via che l’umidità aumenta, le brattee si gonfiano e si sollevano. Una volta questi fiori, che adesso rientrano fra le specie protette, venivano appesi sull’uscio di casa allo scopo informare per tempo della pioggia imminente.

Acetosella gialla; anche questo fiore, molto diffuso verso Scalea, funziona benissimo come barometro

Ci sono molte altre piante i cui fiori reagiscono ai repentini cambiamenti climatici, come per esempio la genziana e la ninfea. Nel caso di questa pianta acquatica il semplice espediente messo in atto da altre specie fiorite, ossia la reazione alla variazione di umidità, ha poco senso, visto che è perennemente a mollo. Eppure i suoi fiori annunciano il cambiamento del tempo in modo decisamente affidabile. Che si tratti di una differenza di pressione (alta o bassa) o di un ciclo che diventa sempre meno sereno e tende a rannuvolarsi, una cosa è certa: i fiori di ninfea si chiudono, e precisamente diverse ore prima della prossima pioggia.

C’è un altro esemplare a cui desidero dare particolare risalto: la pratolina. Queste piantine crescono praticamente dappertutto e se ancora non ne avete in giardino, vi suggerirei di destinare loro un angolino. Basta dare un’occhiata alle loro infiorescenze giallo chiaro per sapere se la biancheria può essere stesa all’aperto o preferibilmente dentro casa: se è in arrivo la pioggia o perfino un temporale, i capolini si chiudono. Alcuni fiori rivolgono anche la corolla verso il basso, di modo che non vi entri nemmeno una goccia. Quando il tempo è bello, il fiore resta aperto. Il meccanismo tuttavia funziona solo di giorno, poiché di sera anche le pratoline, come altri fiori della loro specie, chiudono bottega.

Pratolina ( Bellis perennis)

Nel caso delle pratoline sappiamo come funzionano l’apertura e la chiusura: si tratta di movimenti termonastici, un termine tecnico che descrive la differenza di crescita fra la pagina superiore e quella inferiore di un petalo. A temperature elevate la pagina superiore cresce più rapidamente di quella inferiore, così al calore del sole il fiore si apre, mentre le scure nuvole di pioggia producono già nella fase iniziale un abbassamento della temperatura che fa crescere più in fretta la pagina inferiore determinando la chiusura del capolino.

Qualcosa di analogo avviene nel corso della giornata: affinchè la pratolina sia sempre in grado di reagire, i petali devono continuare a crescere e perciò diventano sempre un po’ più lunghi. Dalla lunghezza tra l’altro possiamo distinguere i fiori più giovani da quelli più vecchi.

E comunque fra i barometri variopinti vi sono alcuni fiori che non praticano questo avanti e indietro, ma anche in caso di pioggia restano aperti e continuano a offrire polline e nettare. Forse questo atteggiamento dipende dal fatto che alcune varietà coltivate hanno perduto questa capacità di reazione. Ma è probabile che questi individui fuori dal coro desiderino fare un’offerta anche agli insetti meno timorosi della pioggia, ricavandone un tornaconto nell’impollinazione.

Rimangono ancora diversi misteri da svelare.

Fonte: L’OROLOGIO DELLA NATURA, di P. Wohlleben – Macro

Foto RETE

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