SUD E MAGIA – Fattura d’amore

Scrive Ernesto De Martino in Sud e magia (1):

L’analisi del documento etnografico ha messo in evidenza, nelle campagne del sud, la sopravvivenza dell’antica fascinazione stregonesca, in connessione con altri tratti magici affini, quali la possessione e l’esorcismo, la fattura e la controfattura. Da questa analisi è risultato come fascinazione, possessione, esorcismo, fattura e controfattura sono da ricondurre alla insicurezza della vita quotidiana, alla enorme potenza del negativo e alla carenza di prospettive di azione realisticamente orientata per fronteggiare i momenti critici dell’esistenza, e soprattutto al riflesso psicologico di essere-agito-da con i suoi connessi rischi psichici. In queste condizioni il momento magico acquista particolare rilievo, in quanto soddisfa il bisogno di reintegrazione psicologica mediante tecniche che fermano la crisi in definiti orizzonti mitico-rituali e occultano la storicità del divenire e la consapevolezza della responsabilità individuale, consentendo in tal modo di affrontare in un regime protetto la potenza del negativo nella storia.

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Nel tempo contadino, anche dalle nostre parti, la ricerca di un marito a volte si pensava di affidarla alle arti di una magara. Nel territorio ce n’erano diverse, ma quella più “quotata” era di Viggianello.

Quella che vi racconto è la fattura per affascinare un uomo. C’era tutto un cerimoniale.

La magara richiedeva alla donna di raccogliere qualche goccia del suo liquido mestruale e di versarlo in un guscio d’uovo. Metterlo per tre giorni e tre notti all’aria aperta. Versarlo poi in un pentolino e metterlo sul fuoco, per ridurlo in polvere sottilissima. Questa polvere andava messa nel vino o in una pietanza e fare in modo che l’uomo che si voleva affascinare potesse berla o mangiarla.

Per fare andare tutto a buon fine era necessario che la donna, mentre versava la polverina, pronunziasse il seguente scongiuro:

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Ti ragu lun sangu ri lu  cori

Picchì tu sempri m’haj amari.

Ti ragu lu sangu ri l’ossa

Ca m’haj amari fino alla fossa

Ti ragu lu sangu ri lu mio funnu

Tu m’haj amari fino alla fine ru munnu

Ti ragu lu hjuri ri la vita mia

C’hai jessi la gioia ra casa mmia.

Nascia lu soli, nascia la luna

Nascia l’amuri chi nun ha fine.

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Si riteneva che lo scongiuro avesse molta più efficacia se l’operazione si faceva in chiesa durante la messa.

(1) SUD E MAGIA, E. De Martino – Feltrinelli

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