Roma e la perdita dell’identità etnica e culturale dei Bruzi

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II processo di romanizzazione – che porterà alla sostanziale perdita dell’identità etnica e culturale delle popolazioni brettie registrata da Strabone (VI, 1, 2) – si realizza fra il III ed il I secolo a.C. E’ un processo storico che si sviluppa con difficoltà – mediante ora dell’uso della forza, ora della diplomazia – attraverso periodi di inattività alternati a periodi di forte dinamismo. L’analisi di questo processo nei Bruttii è molto complessa e deve necessariamente inserirsi nello studio dell’annessione a Roma della parte più meridionale della Penisola e della graduale “romanizzazione” anche delle popolazioni che vi erano stanziate.[…]

Lo svolgimento della romanizzazione dei Brunii sembra, in ogni caso, essersi compiuto all’epoca di Strabone (seconda metà del I sec. a.C.). Il primo pretesto per l’intervento di Roma in Italia meridionale, e nei Brunii in particolare, lo offre la tensione socio-politica verificatasi a Thurii, antica nemica di Taranto, nel 282 a.C. L’aristocrazia cittadina, che si sentiva minacciata da un ceto medio di ispirazione democratica, chiede di essere protetta da Roma che, prontamente, non solo invia un presidio militare a Thurii, ma coglie, pure, l’occasione per distaccare truppe nelle città di Locri, Crotone, Reggio ed Hipponìon.

Negli anni immediatamente successivi, tra il 273 ed il 272 a.C., Roma conquista tutte le città greche e le popolazioni indigene ribelli brettie. A seguito di questa occupazione, nei primi decenni del III secolo a.C. principia la crisi di quel sistema cantonale – formato da pagi, vici, e fattorie – che aveva determinato la relativa ricchezza dei Brettii, i quali, per la prima volta, nella prima metà del IV secolo a.C., avevano conquistato anche la costa tirrenica dell’attuale provincia di Cosenza e si erano organizzati in centri costieri di piccole dimensioni ed in agglomerati di fattorie. Questo sistema insediativo brettio sembra dissolversi già nei primi decenni del III secolo a.C., probabilmente a seguito della guerra di Pirro. Gli unici insediamenti che sembrano sopravvivere, fino alla guerra annibalica, sono gli agglomerati costiere meglio organizzati, come San Lucido (Clampetia?) e Pian della Tirena (Temesa?). Si deve aggiungere che, per questo periodo, le fonti letterarie ci informano, in maniera abbastanza confusa e non del tutto convincente, della fondazione di una colonia ad Hipponion (Veli. Pat. I, 14, 8) e dell’esproprio o della volontaria cessione della Sila da parte dei Brettii (Dion. Hal. XX, 15), già a partire dal III secolo a.C.

Nei decenni che precedono la guerra annibalica le città e i paesaggi agrari dei Bruttii offrono un quadro di generale impoverimento, conseguenza delle distruzioni della guerra pirrica e dei sommovimenti politico-sociali che interessano le poleis magnogreche. Una crisi che spinge alla ribellione contro Roma i Brettii e la maggior parte degli Italioti, soprattutto dopo la sconfitta romana di Canne avvenuta nel 216 a.C. E’ questo il contesto storico, politico e militare nella quale arriva Annibale, cui Brettii ed Italioti antiromani si alleano nella speranza di sottrarsi al giogo di Roma. Il quindicennio che segue l’arrivo del Cartaginese in Italia, ha come teatro di guerra – dopo la battaglia di Canne e la conquista di Taranto da parte dei Romani – soprattutto i Bruttii. Gli eserciti romani, cartaginesi e bruzi si affrontano su questi territori portando, quasi ovunque, devastazione e saccheggi che incideranno profondamente sulle condizioni socio-economiche della regione. Gli esiti di questa guerra devastante determinano una cesura netta nel tessuto economico ed insediativo dei Bruttii. Solo Petelia, Locri e Reggio paiono non essere coinvolte da questa crisi perché le loro classi dirigenti sembrano accettare l’egemonia romana insieme alla perdita dell’autonomia politica in cambio, forse, dell’aumento del proprio potere economico reso possibile dall’apertura dell’enorme mercato, soprattutto quello orientale, creatosi a seguito delle conquiste romane.

L’autentica e definitiva romanizzazione dei Bruttii sembra compiersi, dunque, solo dopo fine della guerra annibalica. Se prima della seconda guerra punica Roma si era accontentata di stipulare foedera con alcune delle città alleate, a partire dagli inizi del II secolo a.C., invece, si preoccupa riorganizzare, rivitalizzare e razionalizzare le terre dell’estrema Penisola prostrate dalla guerra.

La vera cesura fra l’aspetto del paesaggio urbano e rurale magnogreco e quello romanizzato potrebbe essere efficacemente rappresentata con il quadrilatero composto dalle deduzioni delle colonie latine di Copia e di Vibo Valentia e di quelle di diritto romano di Kroton e di Tempsa, avvenute fra il 194 ed il l92 a.C.

Le successive deduzioni, con presumibili centuriazioni, graccane, o “alla graccana”, di Consentia, Clampetia (San Lucido) e Scolacium sono poco conosciute da un punto di vista archeologico, mentre sappiamo che nell’ultimo quarto del II secolo a. C. viene aperta la via Reggio-Capua che assume il ruolo di asse portante, non solo militare e politico, ma anche economico, della romanizzazione. Il sistema infrastrutturale di epoca repubblicana era completato dalle già esistenti due vie costiere, una ionica e l’altra tirrenica — ma che, forse, sono state ripristinate e migliorate — e dal potenziamento dei porti di Reggio, di Vibo Valentia, di Copia, di Crotone, Locri, Scolacium e di Lavinium.

Le nuove colonie, le assegnazioni di cui abbiamo appena detto e ulteriori possibili assegnazioni viritane, possono aver contribuito ad allentare le tensioni sociali che rischiavano di far esplodere quell’impero appena conquistato e, forse, potevano contribuire a controllare quei territori e quelle popolazioni che più volte si erano sollevati contro i Romani.

Quel che sembra molto probabile è l’accelerazione impressa al processo di romanizzazione della III regio dall’arrivo, nei Bruttii, di nuove famiglie di cultura latina e romana che occupano le colonie dedotte fra il 194 ed il 192 a.C. (Liv. XXXIV 45, 1-5 e XXXV 9, 7-8; 40, 5-6). A contribuire a rafforzare la romanizzazione potrebbe essere stato anche l’aumento esponenziale dei parlanti latino che diventano più di 30.000, se si considerano i 7.000 coloni latini e i 600 romani con il seguito delle loro famiglie.

Il processo di romanizzazione può dirsi definitivamente concluso dopo la guerra sociale e la promulgazione della lex lulia de civitate e della lex Plautia Papiria, con le quali viene estesa la cittadinanza romana a tutti gli Italici, costituendo, in tal modo, la base legislativa e sociale di quella municipalizzazione di tutta la Penisola, Bruttii compresi, che si sviluppa tra il 90 ed il 50 a.C. circa.

Nel corso dei decenni successivi si dipanerà una progressiva ed efficace azione di trasformazione delle colonie in municipia, e di attribuzione, ex novo, di funzioni amministrative a nuclei urbanizzati di più recente formazione, ma, ormai i territori dei Bruttii sono diventati pienamente romani.

Da ROMA NEI BRUTTII, di Antonio Battista Sangineto – Ferrari

FOTO: Rete

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